Derivati

I derivati, concettualmente, sono dei contratti, aventi a oggetto attività finanziarie, il cui valore varia con la loro quotazione di mercato: ad esempio, azioni, obbligazioni, tassi di interesse, valute, e persino indici su tali attività.
Poiché è appunto la variazione del valore dell'"attività sottostante" l'elemento che induce le parti a contrattare, si tratta necessariamente di contratti a termine. La posizione di parte contrattuale è cedibile, sicché i contratti – aventi a oggetto strumenti finanziari, e standardizzati – divengono essi stessi oggetto di negoziazione sul mercato degli strumenti finanziari (in Italia: l'Italian derivative market - Idem), ed essere così considerati a loro volta strumenti finanziari.
Si parla perciò di strumenti derivati, in quanto il loro valore deriva dall'andamento delle attività sottostanti. 
I derivati sono un genus che comprende una tipologia molto ampia di esemplari, costantemente arricchita dalla prassi finanziaria, nel cui gergo si indicano i tipi più noti come plain vanilla, mentre quelli più sofisticati e innovativi come "esotici". Si stima che nel mondo la massa dei derivati in circolazione ammonti a 300 miliardi di dollari.
Le tipologie più note e diffuse sono: il future, con cui le parti si impegnano a scambiare, a un prezzo ed entro un termine prefissati, una certa quantità di strumenti finanziari, ovvero a far sì che uno dei due paghi il differenziale emergente sulla base di un indice di riferimento; l'opzione, con cui, dietro pagamento di un premio all'altro contraente, uno dei due contraenti acquista la facoltà, sempre per un prezzo ed entro un termine prefissati, a comprare dall'altro – call – o a vendere all'altro – put – un certo quantitativo di strumenti finanziari (diritto che ovviamente verrà esercitato solo se la variazione del sottostante sia risultata favorevole, altrimenti rinunciandosi al diritto e perdendosi il premio); gli swap, con cui le parti si scambiano rispettivi flussi di cassa aventi la natura di "interesse", sulla base di tassi differenti e di un capitale teorico di riferimento, (interest rate swap) ovvero denominato in due diverse valute, scambiando a pronti una determinata valuta e con un eguale ammontare ad una data futura prestabilita (currency swap).
Scopo delle parti è quello di "giocare" sulla variazione del sottostante o per coprire un rischio (affrontando cioè un rischio opposto a uno già presente, e quindi neutralizzandolo: ad esempio, sulla quotazione di una certa valuta per cui già si è esposti), ovvero meramente speculativo, sfruttando il cosiddetto effetto leva.
A quest'ultimo riguardo, emerge la particolare rischiosità di alcuni derivati, in cui, a fronte di un investimento dato, si profila la possibilità (di guadagni, ma anche) di perdite pari a un multiplo non prevedibile della somma investita. 
L'investimento in derivati è, non a caso, attualmente oggetto delle cronache finanziarie, che riportano come persino molti enti territoriali (Regioni, comuni, province) abbiano, forse inconsapevolmente, investito in derivati, essendo così incorsi – a seguito dell'andamento negativo dei mercati – in un'esposizione finanziaria gravissima e inizialmente neppure immaginata.