Generali, Intesa, Snam e Azimut: come cambia la mappa del potere

Una primavera densa di rinnovi per le società quotate italiane. Alimentata dalla forte volatilità dei mercati e dalle criticità di alcuni settori dell’economia come quello del credito. E tutto ciò si dovrebbe tradurre, alla fine, in modifiche della governance delle società in senso più rappresentativo degli interessi degli azionisti di minoranza. Tra metà e fine aprile è infatta attesa una concentrazione di assemblee per il rinnovo dei vertici del cda o del collegio sindacale di importanti aziende sia del FtseMib, sia dall’indice delle medie aziende, e in alcuni casi la forte presenza di investitori istituzionali nel capitale di queste società è destinata a lasciare un segno. A onor del vero, secondo un recente sondaggio di Sodali, società di consulenza strategica per corporate governance e attività di proxy, tra gli investitori presenti a Piazza Affari che gestiscono 23 mila miliardi nel mondo, il 90% si definisce “ragionevolmente soddisfatto” dei progressi fatti dalle aziende italiane in termini di governance nell’ultimo quinquennio. Ma la fiducia come sempre è sub condicione. E in particolare in attesa della nuova stagione assembleare, gli investitori saranno attenti alla composizione delle liste di maggioranza, al rispetto dei diritti delle minoranze e alle politiche di remunerazione dei vertici.

 

I CASI DI SCUOLA
Uno dei primi e più attesi appuntamenti della nuova stagione di assemblee sarà la nomina del consiglio di Generali. “Anche alla luce delle recenti dimissioni di Mario Greco – osserva Fabio Bianconi responsabile mercato Italia di Sodali – sarà un importante banco di prova poichè in passato c’è stato in assemblea un sostanziale equilibrio tra azionisti di riferimento e investitori”. Nelle passate assemblee del Leone di Trieste i fondi rappresentano in media il 49% del capitale presente, pertanto saranno molto attenti nel verificare sia il processo di scelta del nuovo ad e la sua remunerazione, sia la lista e la qulità degli amministratori indipendenti proposti dalla lista di maggioranza. Stesso discorso per il rinnovo del cda di Intesa Sanpaolo, dove i fondi in assemblea rappresentano in media il 60% dei presenti, e ancora di più in Azimut, società di gestione del risparmio. “Azimut è tra le poche public company italiane – aggiunge Bianconi – e metterà di nuovo alla prova il meccanismo del voto di lista in situazioni dove manca un effettivo azionista di controllo. Le possibilità che la lista di Assogestioni riesca a ottenere la maggioranza dei voti è più che plausibile”.

Nell’ultima assemblea di Azimut gli investitori istituzionali rappresentavano il 72% del capitale presente. In scadenza c’è anche il cda di Campari, società che tra le prima lo scorso anno ha introdotto il voto multiplo, ma anche gruppo come Unipol e UnipolSai, la cui governance in passato è stata sotto la lente degli investitori istituzionali. Inoltre, anche se Italcementi è oggetto di un’offerta pubblica da parte della tedesca Heidelberg Cement, le minoranze sono inclini a presentare una propria lista, per vigilare che il processo di offerta e l’eventuale delisting seguano il loro corso nel rispetto delle best practices e della buona governance. Infine, in primavera ci sarà anche il rinnovo dei collegi sindacali di Enel e Unicredit, da cui c’è da aspettarsi un importante presidio delle minoranze.

 

CONTROLLO PUBBLICO
Dopo che il governo ha stabilito il limite dei tre mandati per le aziende a controllo pubblico, resta da vedere quali scelte verranno fatte per i vertici di Snam e Fincantieri che sono entrambi in scadenza. Ma se nel caso del gruppo della cantieristica di Trieste pare improbabile che gli investitori raggiungano il quorum per rappresentare una propria lista, nel primo caso i fondi hanno il 51% del capitale del gruppo del gas. “Snam sarà chiamata a nominare sia il cda sia il collegio sindacale – prosegue Bianconi -. L’attuale amministratore delegato ha raggiunto il limite dei tre mandati stabilito dall’attuale governo e che aveva di fatto contribuito al ricambio dei vertici di Eni, Enel e Terna”. L’ipotesi di studio nella presentazione della nuova lista di Snam prevede infatti che il futuro ad del gruppo sia Marco Alverà, mentre l’attuale numero uno Carlo Malacarne dovrebbe essere candidato alla presidenza.

“Non è previsto dalla legge nè dal codice di autodisciplina che il presidente debba avere requisiti di indipendenza – spiega Andrea Zoppini, professore giurista ed esperto di corporate governance – anzi trovo, anche nell’ottica di un board bilanciato nelle competenze, che se un ex amministratore delegato assume la carica di presidente, questo possa essere un valore per il consiglio atteso che il presidente deve assicurare la correttezza e l’adeguatezza del flusso informativo che i consiglieri ricevono. E in proposito, fui consultato dal governo precedente per capire se formalmente ci fosse un problema per Fulvio Conti e Paolo Scaroni, rispettivamente ad di Enel ed Eni, a fare il presidente per il mandato successivo delle stesse società, e anche in questo caso la mia risposta fu la stessa”.
Per quanto riguarda invece le liste delle minoranze, resta inteso che i 3 mandati consecutivi sono da intendersi come il limite, passato il quale, vengono meno i requisiti di indipendenza degli amministratori.

 

MEDIE AZIENDE
Nell’ultima tornata di rinnovi Assogestioni aveva presentato una sua lista rispettivamente per Astaldi e per Banca Ifis, ma ora si appresta a partecipare a tutte le assemblee di medie aziende con il cda in scadenza. “Faremo ricognizione per tutte le Mid cap – spiega Marco Vicinanza, coordinatore del moitato dei gestori di Assogestioni – e dove ci sono i numeri e le condizioni per presentare una nostra lista, allargheremo la nostra presenza nei cda”. Nell’elenco di società vi sono gruppi come Amplifon, dove le minoranze all’ultima assemblea erano presenti con il 30% del capitale, Diasorin, Iren, Geox o Banca Carige (40% dei fondi all’ultima assemblea), che nel frattempo ha cambiato anche l’azionista di controllo dato che la famiglia Malacaza, socia al 17% di Carige, ha appena presentato una sua lista di maggioranza che si propone di rinnovare completamente i vertici.

 

QUOTE ROSA
La disciplina delle quote rosa, entra nella fase di sperimentazione, ma in futuro secondo gli esperti la rappresentanza al femminile non è in discussione, anzi ci sarà più varietà nel bacino di professioniste da cui attingere. “Le donne in cda erano in genere amministratori indipendenti – conclude l’esperto di Sodali – ma con il governo Renzi la società a controllo pubblico hanno parzialmente contribuito a contrastare questo trend con la nomina a presidente di Poste, Eni, Enel e Terna del genere meno rappresentato. Ma vale anche la pena citare Mps, dove oggi si registra una parità di rappresentanza tra i due generi”. Un’esperienza, quella delle quote rosa, che a detti di tutti è stata positiva per i cda che si sono arricchiti di nuove competenze. Inoltre per una volta sono stati battuti gli standard anglosassoni nell’attuare questa riforma per legge: in Italia la presenza delle donne dei cda è in media del 27%, in Inghilterra del 21,9%. “La mia esperienza è stata molto positivae tante cose sono cambiate in pochi anni – spiega Sabrina Bruno, professore, esperta di governance e amministratore indipendente di Snam -. Quando sono entrata nel collegio sindacale di Telecom l’età media era over 60. Adesso è diverso, le donne che sono entrate appartenfono a una nuova generazione, spesso hanno studiato all’estero e credono molto in quello che fanno”.  

Per il futuro, gli esperti concordano che bisognerà evitare le pecche del passato, dato che soprattutto all’inizio la scelta è ricaduta su un pugno di donne, su cui si sono concentrati come nel caso dei soliti uomini di potere, troppi incarichi. “Come Assogestioni non solo non torneremo indietro sulle quote rosa – osserva Vicinanza - ,a al contrario spingeremo di più per continuare a proporre liste con una maggior varietà di genere anche perchè i cacciatori di testa hanno iniziato a proporci molti profili interessanti, più giovani e con diversi background”.

 

Sara Bennewitz